LE DIMENSIONI DELLA FEDE

 

Il catechismo della Chiesa cattolica (al numero 150) enuncia che la fede è:

una adesione personale dell’uomo a Dio; al tempo stesso ed inseparabilmente, è l’assenso libero a tutta la verità che Dio ha rivelato”.

La fede viene quindi definita come un atto libero dell’uomo, che consiste nella totale adesione a Dio e, di conseguenza, a tutta la verità rivelata.

Un atto libero, quello della fede, che si presenta complesso perché complesso è l’atto del credere. Questa sua complessità implica una varietà di aspetti e di dimensioni della fede, pur costituendo un’unica realtà[1].

Dopo aver posto, nella catechesi precedente, alcune domande per approfondire il significato della fede, mi sembrano quasi conseguenziali, a questo punto iniziale del percorso, le domande sulle dimensioni della fede.

Quali sono le dimensioni della fede? Come si presenta, come si manifesta la fede e, di conseguenza, quali sono i percorsi per viverla?

  • La fede è una grazia di Dio.
  • La fede è una sola.
  • La fede è obbedienza.
  • La fede è perseveranza.
  • La fede è luce.
  • La fede è comunione.
  • La fede è fiducia.
  • La fede è certezza.
  • La fede è conoscenza e riconoscenza.
  • La fede è feconda.
  • La fede è l’“Amen!” della Vita.

 

Analizziamo alcune delle dimensioni della fede sopra enunciate, come:

  • La fede è una grazia di Dio.
  • La fede è una sola.
  • La fede è obbedienza.
  • La fede è perseveranza.
  • La fede è luce.
  • La fede è comunione
  • La fede è l’“Amen!” della Vita.

 

La fede è una grazia di Dio

La fede cristiana è una grazia di Dio. Essa è un dono soprannaturale che viene infuso nell’animo della persona.

Quando san Pietro professa la sua fede in Gesù “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”, il Signore gli dice: “Né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli” (Mt 16,16-17)[2].

La fede è dono e rivelazione dall’alto.

Se da un lato la fede è provocata dall’annuncio della parola di Dio e l’adesione ad essa da parte della persona avviene ancora prima di ricevere i sacramenti dell’iniziazione cristiana, dall’altro lato essa viene infusa come dono speciale nel giorno del Battesimo, rinforzata col dono della Cresima e alimentata dall’Eucarestia.

Affermare che la fede è un dono di Dio, una grazia conferita dal Signore, non esclude la libertà del credente di chiedere la fede, di pregare per la fede e di vivere la vita affinché la fede ricevuta cresca, maturi e porti frutto.

 

La fede è una sola

Nonostante nel mondo vi sia una grande diversità di lingue, popoli e nazioni, la Chiesa ha, da sempre, cercato di annunciare un’unica fede in un solo Dio attraverso la predicazione, la celebrazione dei sacramenti e la carità verso i fratelli e sorelle del mondo intero, in particolare verso i più poveri e bisognosi.

Sant’Ireneo di Lione dichiarava che:

“In realtà, la Chiesa, sebbene diffusa in tutto il mondo fino alle estremità della terra, avendo ricevuto dagli Apostoli e dai loro discepoli la fede […], conserva questa predicazione e questa fede con cura e, come se abitasse un’unica casa, vi crede in uno stesso identico modo, come se avesse una sola anima ed un cuore solo, e predica le verità della fede, le insegna e le trasmette con voce unanime, come se avesse una sola bocca.

Infatti, se le lingue nel mondo sono varie, il contenuto della Tradizione è però unico e identico. E non hanno altra fede o altra Tradizione né le Chiese che sono in Germania, né quelle che sono in Spagna, né quelle che sono presso i Celti (in Gallia), né quelle dell’Oriente, dell’Egitto, della Libia, né quelle che sono al centro del mondo. Il messaggio della Chiesa è dunque veridico e solido, poiché essa addita a tutto il mondo una sola via di salvezza[3].

La fede, quindi, è una sola e di conseguenza essa va conservata con cura, protetta da chi cerca di deviare i contenuti in dottrine varie e peregrine[4], che confondono e ingannano, e, infine, tramessa alle nuove generazioni nella fedeltà alla dottrina della Chiesa.

  

La fede è obbedienza.

Nel catechismo si legge:

Obbedire («ob-audire») nella fede è sottomettersi liberamente alla parola ascoltata, perché la sua verità è garantita da Dio, il quale è la verità stessa. Il modello di questa obbedienza propostoci dalla Sacra Scrittura è Abramo. La Vergine Maria ne è la realizzazione più perfetta[5].

Obbedire significa, nella fede cristiana, sottomettersi liberamente alla parola ascoltata, parola che rivela il messaggio da accogliere e la volontà divina da realizzare.

La fede chiede una sottomissione alla parola.

Qual è il significato del termine “sottomettersi”?

Sottomettersi, come atto di obbedienza alla parola di Dio, non significa accettare i suoi contenuti in maniera passiva, ma anzi, dal latino sub-mittere = mettere sotto, indica piuttosto la scelta libera dell’individuo ragionevole a porre la fede sotto ogni realtà umana che si troverà a vivere.

La fede diventa il fondamento della vita sia umana che spirituale e cristiana.

Aderire a Gesù Cristo, significa porre come basi, per la costruzione dell’edificio della propria vita, la fede in Lui e nel Dio trinitario, ovvero porre solide basi, come accade per la costruzione di un edificio o di un’abitazione, le quali necessitano di fondamenta solide e durature per il futuro.

Che cosa significa la fede come obbedienza?

Significa principalmente pronunciare il “sí” della vita.

È decidersi a cambiar vita, a convertirsi ovvero cambiare strada e camminare nella direzione di Dio e della sua parola.

Obbedire significa aprire il cuore alla relazione che vada oltre le dimensioni dell’umano e del tangibile. È fidarsi e porre la propria esistenza nelle mani di quel Dio-Amore che si prende cura della vita: dal suo concepimento fino al suo compimento con la morte, e rinascita nell’aldilà.

Obbedire significa seguire, come discepolo, Gesù Cristo, che è stato obbediente fino alla morte e alla morte di croce; seguire Colui che ha posto la sua vita a servizio dell’opere del Padre suo, e che, obbedendo fino al dono supremo della sua vita sulla croce, ha aperto la via verso il Paradiso.

La fede come obbedienza, in ultima analisi significa, come affermava un mio carissimo amico sacerdote, nonché parroco della parrocchia dove sono cresciuto a Milano, che “la vita è solo obbedienza”[6].

La dottrina della Chiesa presenta due modelli fondamentali del vivere la fede come obbedienza: Abramo, il Capostipite del popolo eletto, e la Vergine Maria, l’Arca dell’Alleanza.

La lettera agli Ebrei nel solenne elogio della fede degli antenati, si legge nel catechismo – insiste particolarmente sulla fede di Abramo: «Per fede Abramo, chiamato da Dio, obbedí partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partí senza sapere dove andava» (Eb 11,8). Per fede soggiornò come straniero e pellegrino nella Terra promessa. Per fede Sara ricevette la possibilità di concepire il figlio della Promessa. Per fede, infine, Abramo offrí in sacrificio il suo unico figlio[7].

Abramo realizza cosí la definizione della fede data dalla lettera agli Ebrei: «La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono» (Eb 11,1). «Abramo ebbe fede in Dio e ciò gli fu accreditato come giustizia» (Rm 4,3). «Forte in [questa] fede» (Rm 4,20), Abramo è diventato «padre di tutti quelli che credono» (Rm 4, 11.18)[8].

Abramo “Padre di tutti quelli che credono”.

Abramo, padre nella fede, cioè modello da seguire nonché intercessore da invocare e pregare perché la fede personale di ciascuno possa crescere e maturare.

La Vergine Maria, come secondo modello importante nel vivere la fede come obbedienza, è presentata come Colei che realizza, nel modo più perfetto ed efficace, l’obbedienza della fede cristiana.

La dottrina della Chiesa afferma che:

Nella fede, Maria accolse l’annunzio e la promessa a lei portati dall’angelo Gabriele, credendo che «nulla è impossibile a Dio» (Lc 1,37), e dando il proprio consenso: «Sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,38).

Elisabetta la salutò così: «Beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore» (Lc 1,45). Per questa fede tutte le generazioni la chiameranno beata. Durante tutta la sua vita, e fino all’ultima prova, quando Gesù, suo Figlio, morí sulla croce, la sua fede non ha mai vacillato.

Maria non ha cessato di credere «nell’adempimento» della parola di Dio. Ecco perché la Chiesa venera in Maria la più pura realizzazione della fede.”[9].

 

La fede è perseveranza

La fede cristiana è un dono gratuito di Dio che va custodita e protetta.

Può accadere che, nel percorso della vita, il cristiano perda la fede o che la sua fede non maturi con l’avanzare degli anni, ma rimanga ferma ai livelli raggiunti nell’infanzia o nell’adolescenza.

A questo riguardo, san Paolo metteva in guardia Timoteo con queste parole:

Combatti «la buona battaglia con fede e buona coscienza, poiché alcuni che l`hanno ripudiata hanno fatto naufragio nella fede» (1 Tm 1,18-19). Per vivere, crescere e perseverare nella fede sino alla fine, dobbiamo nutrirla con la Parola di Dio; dobbiamo chiedere al Signore di accrescerla; essa deve operare «per mezzo della carità» (Gal 5,6), essere sostenuta dalla speranza ed essere radicata nella fede della Chiesa[10].

Perseverare nella fede significa che essa va alimentata dalla parola di Dio, letta quotidianamente e ascoltata con attenzione soprattutto durante le celebrazioni liturgiche, in particolare durante la celebrazione della santa messa.

La fede, essendo un dono, va continuamente chiesta a Dio ovvero va chiesto che Egli aumenti la nostra fede personale e quella comunitaria. La fede, inoltre, si nutre delle opere di carità a favore degli altri, in particolare dei poveri e dei disagiati. La carità è la via della fede. Nella carità la fede diventa concreta, vera, autentica e si rafforza.

Infine, la fede si nutre, cresce e matura con l’annuncio.

Annunciare Gesù Cristo come unico salvatore e testimoniarlo con la vita concreta, risveglia nel credente la coscienza cristiana e sviluppa una fede che non crolla nonostante gli attacchi del male, le tentazioni e le teorie promosse da quella società che fa di tutto per distruggere e per svalorizzarne il senso, offrendo in cambio solo orizzonti di vita brevi e deludenti.

 

La fede è luce

Che cos’è la luce? A che cosa serve la luce?

La luce è importante perché essa illumina, riscalda ed è fonte di vita.

La luce, per esempio, ci indica il percorso quando entriamo in una stanza buia. Esempi analoghi sono le luci accese di notte sull’autostrada o su una pista di atterraggio, oppure la luce di un faro che, dalla costa, indica la direzione verso un porto sicuro.

La luce accesa in una casa è segno della presenza di qualcuno. Può essere anche segno di attesa, di vigilanza e di accoglienza.

La luce, inoltre, dona la vita, riscalda, protegge dai pericoli e dà sicurezza e fiducia a chi deve percorrere un sentiero buio. Infine, la luce è segno di gioia: ogni tipo di festa che si celebra è illuminata dalla luce.

La fede, come la luce, illumina il giusto percorso della nostra vita spirituale, aiuta a vedere oltre il visibile, indica la direzione da seguire ovvero quali sono le scelte da prendere. Inoltre è fonte di vita perché sa alimentare e riscaldare i cuori freddi, infondendo in loro pace e fiducia e. infine, aiuta la vita stessa a svilupparsi sulle strade del bene, della pace e della riconciliazione.

La fede, come la luce, illumina il credente indicando che Dio è vicino, che attende i suoi figli ed è sempre pronto ad accoglierli con amore e misericordia.

La fede è la luce della vita!

 

La fede è comunione

Il teologo Franco Ardusso afferma che:

La fede è comunione di vita con Dio, già qui in terra e aspirazione ad una unione piena e definitiva dopo la morte[11].

La fede ci è data per entrare in comunione con Dio. Si crede per entrare in relazione con Lui, in una relazione personale e profonda, nella quale l’anima avverte di perdersi in quel vortice d’amore che è Dio stesso.

Se da un lato, in questa comunione con Dio, la persona si sente quasi perdersi, perché valica zone inimmaginabili e misteriose, dall’altra parte è la gioia di chi si sente avvolto dal Mistero della vita in cui tutto ha senso e prende la giusta forma.

La fede, vissuta ogni giorno nelle diverse azioni del quotidiano, guida alla contemplazione di Dio. Difatti l’umano, il vivere la quotidianità, non è secondario o meno significativo della vita spirituale, anzi esso può (e deve!) condurre all’incontro e alla comunione con Dio attraverso il mistero dell’incarnazione: Dio si è fatto uomo.

Mi è sempre piaciuta l’affermazione che il lavoro delle persone nella società è l’altare del mondo, dove si celebra il sacrificio di Cristo per il bene dell’umanità e per la sua salvezza.

Tutto l’essere di una persona: il suo tempo a disposizione, il suo lavoro di ogni giorno, l’amare, l’intelletto, il pensiero sono tutte vie di accesso alla contemplazione.

Affermava Madre Elvira: “Dobbiamo essere dei contempla(t)tivi”. L’attività è anche strada di contemplazione.

Le cose del mondo orientate a Dio non sono più degli ostacoli o separazione dal divino, ma diventano grazie e opportunità che approfondiscono la fede, la fanno crescere e maturara nella comunione con Dio.

In questo modo, vivere nel mondo è vivere la vera libertà perché la persona si ritrova pienamente radica nel mondo, servendolo e amandolo, e nello stesso tempo l’anima “sfonda in orizzonti più vasti – scriveva Chiara Lubich – di quelli contemplati volando in cielo, più ampi di quelli pensati fra le miriadi di stelle”[12].

Dire che la fede è comunione è affermare lo scopo ultimo di se stessa, nel quale l’anima può ritrovarsi in quel dialogo personale e unico che il Creatore attende di donare.

 

La fede è l’Amen della vita

Se il significato centrale, ovvero il cuore, della domanda sulla fede consiste nella fiducia e, di conseguenza, nell’abbandono in Dio, è chiaro che il credere viene, da parte del cristiano, espresso e vissuto secondo quel verbo che ha la stessa radice della parola ebraica “amen” la quale, pronunciata alla fine di ogni preghiera, significa: “appoggiarsi su”.

La fede permette alla persona credente di appoggiarsi su Dio.

Credere in Dio è appoggiare su di Lui tutta la nostra esistenza umana. In questo modo l’atto di fede non può che essere un atto di fiducia, in quanto guida la persona ad appoggiare e quindi a lasciare e abbandonare su di un Altro il destino ultimo della propria vita.

Credere in Dio, professare la fede in Gesù Cristo morto e risorto, è la scelta libera e profondamente vocazionale di chi decide di vivere tutto il percorso umano edificandolo sul Signore, che è come roccia stabile e solida che non crolla.

La fede guida a pronunciare l’“amen” della propria vita affinché ognuno di noi trovi senso e pienezza a ciò che era, che è e che sarà.

 

Conclusione.

Queste riflessioni sulle dimensioni della fede hanno lo scopo di illuminare la bellezza e la grandezza della fede, la quale è, sì, una realtà unica ma che si esprime nella pluralità dei suoi significati.

È opportuno sottolineare che questa varietà di dimensioni o aspetti della fede non ostacola la capacità di cogliere e di evidenziare l’unità tra loro, perché la fede non resta un atto isolato o un insieme di atti, ma piuttosto un atteggiamento di fondo dell’anima, capace di dare un nuovo orientamento a tutta quanta la vita.

La fede quindi, pur esprimendosi in una varietà di dimensioni, non perde l’unità dell’unica realtà che esprime: il mistero di Dio.

Questo mistero, alla luce della fede in Gesù Cristo, coinvolge tutta la persona nel suo sviluppo, nella sua conoscenza, nel suo volere e desiderare fino all’ultimo atto dell’esistenza, cioè al compimento della vita stessa.

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[1] Cf. Franco Ardusso, Che cos’è la fede?, NPG 1974-9/10-30, pag.2.

https://www.notedipastoralegiovanile.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2742:che-cosa-e-fede&Itemid=101#:~:text=*%20la%20fede%20%C3%A8%20fidarsi%20di,e%20risorto%20per%20noi)%3B

[2] Cf. CCC153.

[3] CCC173-174.

[4] Cf. Eb 13,9

[5] CCC144.

[6] A. Berra, La vita è solo obbedienza, Don Bruno De-Biasio, parroco a Dergano, Ed. Itaca 2014.

[7] CCC145.

[8] CCC146.

[9] CCC148-149.

[10] CCC162.

[11] https://www.notedipastoralegiovanile.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2742:che-cosa-e-fede&Itemid=101#:~:text=*%20la%20fede%20%C3%A8%20fidarsi%20di,e%20risorto%20per%20noi)%3B

[12] Chiara Lubich, La dottrina spirituale, a cura di Michel Vandeleene con i saggi teologici di P. Coda e J. Castellano. Ed. Mondadori [2001], pag.102.

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