Il timore di chiedere

Letture: Sap 2,12.17-20; Sal 53; Gc 3,16-4,3; Mc 9,30-37.

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà». Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni. Giunsero intanto a Cafarnao. E quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo lungo la via?». Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro: «Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

Il brano del vangelo di Marco appena ascoltato del capitolo nono, fa parte della sezione dei viaggi di Gesù fuori della Galilea: dal capitolo ottavo al capitolo decimo.

            In questo brano possiamo distinguere tre situazioni: il viaggio di Gesù e dei discepoli attraverso la Galilea, l’annuncio della passione-morte e risurrezione e chi fosse il più grande del Regno dei cieli. 

Venerdì sera a mezzanotte quando ho letto le letture, la frase sulla quale mi sono soffermato a riflettere è: “Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni” (Mc 9,32).

            Gesù,  per la seconda volta, annuncia il suo futuro e questi, ancora una volta, non capiscono: perchè?

Ci troviamo al capitolo nono del vangelo di Marco, cioè a metà del libro, per cui ne è passato di tempo da quando, nel capitolo primo, i discepoli sono stati chiamati dal Signore. I discepoli hanno vissuto tanto tempo con Gesù prima che Egli annunciasse loro la passione e la risurrezione. D’altronde, non potevano capire o comprendere perché mancava loro il dono dello Spirito Santo.

            Tuttavia, quello che mi ha più stupito è il timore che essi avevano nel chiedergli spiegazioni, eppure Gesù li chiama amici e non servi.

Perché i discepoli avevano timore? Perché avevano paura?

Forse possiamo dare due risposte:

  • il primo timore, nel senso letterario, perché temevano Gesù: non era scattata un’amicizia vera e liberante. Non erano riusciti ad aver con Gesù un dialogo sincero, spontaneo e fraterno, ma il loro seguire era sul piano del maestro e del discepolo.
  • Il secondo, proprio perché avevano capito (o intuito) che cosa significasse per Gesù e, quindi anche per loro, non osavano chiedere.

Forse anche noi possiamo trovarci a volte ad avere con  Gesù una relazione che non si basa sull’a-more, ma sul timore eppure possiamo dire che le parole sono uguali: cambia solo la particella iniziale. Addirittura, a volte, perché abbiamo capito che seguire lui e camminare dietro a uno che non ha dove posare il capo, dove non è permesso portare due tuniche e dei soldi,  ci spaventa e ci allontana. Per cui, che cosa fare? Ecco il secondo punto di quest’omelia…

Mi sembra che potremmo prenderci questa frase per farci guidare per una riflessione personale su come impostare questo nuovo anno pastorale o, meglio, anno di santità che si sta aprendo davanti a noi, a livello personale e comunitario col Signore.

Il mio invito è che ciascuno si chieda in che cosa, in rapporto al Signore, deve crescere e migliorare, dove sente che deve approfondire il suo rapporto col Signore. Per usare un immagine di santa Teresa di Gesù, “il castello interiore”: Gesù è il re del castello? Abita nella stanza centrale oppure in una stanza qualsiasi? In che cosa Dio mi chiede di impegnarmi, come sua volontà, per quest’anno? Sono disponibile alle sue richieste, pronto a rinunciare a qualcosa per lui e per la San Michele?

E, come comunità, che cosa dobbiamo vivere e fare insieme? Dove lo Spirito Santo desidera che noi seguiamo la sua azione? Verso quale rotta quest’anno dobbiamo insieme dirigere la barca della san Michele?

Chiediamo in questa messa la luce allo Spirito Santo per capire la volontà di Dio su di noi e il coraggio per attuare ciò che il Signore chiede e manifesta come sua volontà.

Grazie!

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