Mozambico

ESPERIENZE DEI GIOVANI MISSIONARI

23 LUGLIO – 11 AGOSTO HASSORO/MOZAMBICO

Bianca BUZZI

La missione in Mozambico, attraverso l’incontro con adulti e bambini è stato un vortice di emozioni. Un’esperienza che ti fa maturare e apre nuovi punti di vista riguardo la propria vita ma soprattutto ti colma il cuore di gioia.

Martina FONIO

Questo viaggio è stata una bellissima esperienza che faticherò a dimenticare. Penso che quello che mi ha colpito di più è stata la felicità e la semplicità di queste persone, il modo in cui ci hanno accolto nei loro villaggi, nelle loro capanne e nella loro routine. 

Andrea PERAZZO

Eccomi qua, a due settimane dal rientro dal viaggio missionario, a scrivere le mie impressioni su questa esperienza. Da dove iniziare? Prima di tutto è stata un’esperienza fantastica e indimenticabile sotto tutti i punti di vista. Dico questo perchè tutti noi siamo partiti con dei pregiudizi, purtroppo presenti in Italia, e siamo tornati con la consapevolezza di averli persi. Inevitabilmente la cosa che mi ha colpito di più di questo popolo è l’ospitalità e vivere con il sorriso in ogni momento della giornata. L’ospitalità dimostrata nei nostri confronti in ogni villaggio che abbiamo visitato è stata ottima, con balli e canti tutti per noi, la visita alle capanne più povere e infine il pranzo offerto con molta difficoltà per le loro possibilità. Nonostante ciò, ci hanno dimostrato che essere poveri di beni materiali non significa essere poveri di valori umani, questo spiega il continuo sorriso sulle labbra della gente e la felicità nel vivere la vita.

Questo aspetto mi ha fatto cambiare il modo di vedere le cose, oltre che a rinunciare quando è possibile. Durante tutta l’esperienza, ma anche durante una classica giornata, era un susseguirsi di emozioni mai provate fino ad allora. Al mattino ci si confrontava con Don Pio che ci spiegava il programma della giornata e ci dava alcune indicazioni su come comportarsi, dopodichè si partiva per il villaggio e appena si scendeva dal cassone del pick-up ci trovavamo di fronte ad abbracciare persone mai viste e a ballarci insieme. Questa per me è stata un’emozione fortissima perchè mai vissuta. Dopodichè si celebrava la Messa e si andava a visitare la scuola (non in tutti i villaggi è presente). “Scuola” perchè consisteva in delle travi di legno con il tetto in paglia e i bambini seduti su altri pezzi di legno. Successivamente era programmata la visita alle famiglie povere dove a coppie portavamo cibo e vestiti. Qui il nostro umore cambiava radicalmente nel vedere persone a terra di fronte alla loro capanna che sbucciavano frutta e verdura senza avere nient’altro. L’immagine dei bambini a scuola e le persone di questi villaggi era ciò che mi aspettavo di trovare, ma una volta che sei di fronte a tutto ciò rimani paralizzato da quanto la vita ha saputo donarti.

Rebecca OLIVIERO

“Ansia ansia ansia. Ansia per questo viaggio, ansia che viene e ansia che se ne va” questo è quello che ho scritto prima di partire, perché sì, ammettiamolo, l’ansia c’era. Era ansia positiva però, quella che ti carica e ti fa venire un sacco di voglia di partire subito. Ora come ora vorrei solo tornare giù, andare ad aiutare tante famiglie e tanti bambini così come abbiamo fatto durante quei 20 giorni in missione. Beh che dire, come ci ha detto un missionario che abbiamo incontrato durante la nostra permanenza in Mozambico, quando si torna non si sa mai da dove iniziare perché hai visto talmente tante cose e provato tante emozioni che ti mandano in crisi. Cosa mi resterà di certo? Sicuramente il sorriso delle persone, la loro voglia di vivere nonostante le mille difficoltà, la gioia che vedi nei loro occhi quando ti accolgono e, soprattutto, i bambini. Io adoro i bambini e vedere la differenza della loro vita rispetto alla nostra è incredibile. Si divertono con poco, un semplice quadrato 4×4 disegnato sulla sabbia dentro il quale saltano e giocano, una normalissima corda utilizzata come “frusta” contro un pezzo di legno che fa da trottola, oppure un bastone con due ruote legate alla fine che vengono portate in giro come macchinine. Una cosa che mi ha colpita nel profondo è stato un bambino che ho avuto l’occasione di incontrare in un villaggio: loro hanno il terrore dei bianchi, scappano via da noi. Lui, vedendoci, ha iniziato a piangere e scappare via, io mi sono inginocchiata, ho tirato fuori una caramella chiamandolo e gli si è illuminato il volto, un sorriso immenso, gli occhi lucidi; si è messo a corrermi incontro e, una volta presa la caramella, mi ha lasciato in mano 10 metical. Ero sconvolta, non sai proprio come reagire in questi casi; scioccata ho restituito la moneta, contro la sua volontà, ovviamente. 

È inoltre bellissimo vedere e capire quanto siano fedeli alla religione, è la base della loro esistenza. Quando giravamo nei villaggi la prima cosa che ci colpiva era l’accoglienza, balli e canti fatti dalle donne e i bambini di tutto il villaggio, successivamente c’era il rosario e dopo la messa. Non si deve pensare alle nostre messe, sono completamente differenti: balli e canti durante tutta la cerimonia che ti fanno venire la pelle d’oca. La cerimonia migliore è stata la domenica della festa di Sant’Eusebio, patrono di Inhassoro, durante la quale abbiamo avuto l’occasione di ri incontrare tutte le persone che abbiamo conosciuto nei villaggi e tutte le persone che incontravamo nella città stessa. La messa è durata più di 2 ore, ma non abbiamo sentito la lunghezza della cerimonia poiché ci ha coinvolto parecchio nonostante la lingua differente dalla nostra. Durante un incontro fatto tra di noi con Padre Giancarlo a metà della nostra permanenza avevamo una richiesta: pensare ad un elemento naturale che avevamo incontrato e dargli una motivazione. Io ho pensato al mare e alle onde che bagnano la spiaggia poco per volta, non sai mai se quell’onda bagnerà più sabbia della pretendente. Mi sono un po’ immedesimata in quella sabbia: le onde erano le emozioni che incontravo e che percepivo, ti travolgevano senza che io me ne rendessi conto, alcune più, altre meno, alcune di gioia, altre di tristezza o rammarico. Questa è un po’ la sensazione che porterò nel cuore per molto tempo: un mare immenso che mi travolge di mille emozioni.  

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